Non è oggettivamente semplice per i lavoratori avere un quadro chiaro della propria posizione contributiva e del presumibile ammontare dell’assegno pensionistico, proviamo a fare un pò di chiarezza.
Il sistema previdenziale italiano è considerato tra i più complessi d’Europa anche a causa delle frequenti modifiche alla normativa.
Vediamo brevemente la storia recente:
- Il 1995 ha segnato l’entrata in vigore della Riforma Dini che ha modificato il metodo di calcolo della pensione, introducendo il sistema contributivo al posto del precedente sistema retributivo. Di base la differenza è che con il sistema retributivo, la pensione si calcola con riferimento agli ultimi stipendi ( diventa importante quanto si guadagna durante l’ultima parte di carriera) mentre con il metodo contributivo la pensione viene calcolata in base alla somma dei contributi versati, rivalutando questi importi in base all’andamento del Prodotto Interno Lordo.
- Un altro cambiamento importante è avvenuto il 1 gennaio 2012, con la c.d. riforma Fornero , che ha decretato dopo una lunga transizione che tutti i lavoratori riceveranno un assegno pensionistico calcolato, totalmente o parzialmente, con il metodo contributivo.
Tornando al discorso iniziale, l’Inps per i lavoratori iscritti alle proprie gestioni previdenziali, da alcuni anni invia a milioni di lavoratori la famosa busta arancione, che contiene una serie di informazioni:
- la data prevista di pensionamento sulla base delle regole attuali
- l’ultima retribuzione o reddito percepiti
- il valore stimato del primo assegno di pensione
- il cosiddetto “tasso di sostituzione”.
In alternativa per conoscere l'ammontare della propria pensione ci si può rivolergere al proprio patronato o visitare la sezione "La mia Pensione" del sito dell'Inps.
I tre pilastri della previdenza
Essere consapevoli di quanto si percepirà con la pensione pubblica, il primo pilastro previdenziale, ci permette di pianificare la costruzione del secondo ed eventualmente del terzo pilastro su cui si fonderà il nostro tenore di vita al termine dell’attività lavorativa. Il secondo pilastro è rappresentato dai Fondi pensione di categoria (alimentati attraverso i versamenti delle aziende e dei lavoratori) in genere previsti nei contratti collettivi dei lavoratori dipendenti. Per tutti i lavoratori, specialmente quelli autonomi, l’integrazione può essere realizzata anche attraverso il terzo pilastro, i Piani Individuali Previdenziali (PIP), strumenti previdenziali individuali che beneficiano di importanti incentivi fiscali, grazie ai quali è possibile, in modo economicamente sostenibile, garantirsi una pensione complementare e aggiuntiva rispetto alla pensione pubblica.
Quale che sia la propria situazione conviene in ogni caso non aspettare, perché prima si inizierà, maggiore sarà l’integrazione che si percepirà al momento della pensione.
Per maggiori informazioni sui Piani Individuali Previdenziali di Unipolsai visita il sito oppure vieni a trovarci in agenzia.